La filosofia presocratica rappresenta il primo tentativo sistematico di spiegare l’universo e la natura attraverso la ragione, piuttosto che attraverso miti e leggende. I filosofi presocratici, attivi tra il VI e il V secolo a.C., si focalizzarono su argomenti come la cosmologia, la metafisica e l’ontologia. Essi cercavano di identificare il principio fondamentale o “arché” da cui tutto ha origine.
Talete di Mileto è spesso considerato il primo filosofo presocratico, proponendo che l’acqua fosse l’elemento primordiale. Anassimandro introdusse l’idea dell'”apeiron”, un principio indefinito e infinito, mentre Anassimene riteneva che l’aria fosse la sostanza di base. Eraclito di Efeso, noto per la sua dottrina del divenire, sosteneva che il fuoco fosse l’elemento centrale e che la realtà fosse in costante cambiamento, riassunto nella sua famosa affermazione “Panta rei” (tutto scorre).
Pitagora e i suoi seguaci, i pitagorici, si concentrarono sull’importanza dei numeri e delle relazioni matematiche nell’ordine dell’universo. Parmenide di Elea, invece, propose che il cambiamento fosse un’illusione, sostenendo che la vera realtà fosse immutabile e indivisibile.
Empedocle di Agrigento combinò le idee dei suoi predecessori introducendo la teoria dei quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua, mentre Anassagora suggerì che tutto fosse composto da infinitesimali “semi” o particelle. Infine, Democrito e Leucippo svilupparono la teoria atomistica, secondo la quale l’universo è composto da atomi indivisibili che si muovono nel vuoto.
In sintesi, la filosofia presocratica fu caratterizzata da un tentativo di comprendere l’universo attraverso principi naturali e razionali, ponendo le basi per il pensiero filosofico successivo e influenzando profondamente la tradizione filosofica occidentale.