Le informazioni sulla cosmogonia e la teogonia dei Sardi Nuragici, l’antico popolo che abitava l’isola italiana di Sardegna durante l’età del bronzo e del ferro, sono estremamente limitate a causa della mancanza di fonti scritte dirette. La maggior parte delle nostre conoscenze sulla cultura nuragica proviene dall’archeologia, dai reperti materiali e dalle interpretazioni di rituali e simboli.
Tuttavia, possiamo fare alcune ipotesi basate sui reperti archeologici e sul contesto culturale della Sardegna antica:
Cosmogonia dei Sardi Nuragici: La cosmogonia dei Sardi Nuragici probabilmente rifletteva una concezione del mondo e dell’universo che comprendeva una varietà di divinità e forze naturali. Essendo un popolo agricolo e pastorale, è probabile che avessero divinità legate alla terra, alla fertilità e agli elementi naturali come il sole, la luna e le stelle.
Teogonia dei Sardi Nuragici: Anche se non abbiamo informazioni specifiche sul pantheon dei Sardi Nuragici, è probabile che avessero una serie di divinità locali e regionali. Potrebbero aver venerato divinità associate ai monti, ai fiumi, agli alberi e ad altri elementi naturali che ritenevano sacri.
La pratica religiosa dei Sardi Nuragici sembra essere stata fortemente influenzata dal paesaggio circostante e dalle risorse naturali disponibili. I nuraghi, le misteriose torri di pietra che punteggiano il paesaggio della Sardegna, potrebbero aver avuto un ruolo significativo nei rituali religiosi e nelle pratiche di culto.
Alcuni studi suggeriscono che i Sardi Nuragici potrebbero aver praticato il culto degli antenati, con un’attenzione particolare alla sepoltura e al rispetto dei defunti. È probabile che abbiano anche celebrato riti legati al ciclo delle stagioni, all’agricoltura e alla pastorizia.
SARDUS PATER
“Sardus Pater” è un termine che appare in diverse fonti antiche e si riferisce a una divinità venerata dai popoli dell’antica Sardegna, compresi i Nuragici e i successivi popoli sardi. Il termine deriva dall’unione tra “Sardus”, che significa “sardegna” in latino, e “Pater”, che significa “padre” o “dio”. Sardus Pater è quindi tradotto come “Padre della Sardegna” o “Dio della Sardegna”.
La figura di Sardus Pater è associata al culto della fertilità, della prosperità agricola e della protezione della terra e della comunità. È spesso raffigurato come un uomo barbuto, talvolta con corna di toro o attributi agricoli. Le sue rappresentazioni artistiche sono state trovate in diverse aree dell’isola, insieme ad altri reperti archeologici e testi che suggeriscono il suo ruolo centrale nel pantheon dei popoli sardi.
Tuttavia, le informazioni specifiche su Sardus Pater sono limitate e gran parte di ciò che sappiamo su di lui proviene da fonti romane e greche, che hanno descritto le credenze religiose e le pratiche dei popoli sardi in modo frammentario. La figura di Sardus Pater, tuttavia, rimane un importante simbolo dell’identità e della cultura sarda.
LA DEA MADRE
La Dea Madre è una figura importante nelle credenze religiose dell’antica Sardegna. Questa figura, associata alla fertilità, alla maternità e alla protezione, è stata venerata dai popoli nuragici e successivi abitanti dell’isola. Sebbene il culto della Dea Madre possa variare nelle sue manifestazioni specifiche da regione a regione e nel corso del tempo, ci sono diverse evidenze archeologiche che suggeriscono la sua presenza e il suo ruolo significativo nella società sarda.
Le raffigurazioni artistiche della Dea Madre sarde spesso la mostrano seduta su un trono, con le mani sul ventre, simbolo della fertilità, e talvolta con corna o attributi legati alla natura. Queste rappresentazioni possono essere trovate in diverse forme, tra cui sculture, statue, stele e ceramiche, e sono spesso accompagnate da figure umane o animali, simboleggianti la protezione e il nutrimento.
I santuari e i luoghi di culto associati alla Dea Madre sono stati scoperti in varie parti dell’isola, suggerendo che il suo culto fosse diffuso e radicato nella società nuragica. I rituali legati al culto della Dea Madre probabilmente includevano offerte, preghiere e cerimonie legate al ciclo agricolo e al benessere della comunità.
Mentre le informazioni specifiche sul culto della Dea Madre in Sardegna possono essere limitate, il suo ruolo come divinità della fertilità e della protezione era fondamentale per le credenze religiose e la vita quotidiana dei popoli nuragici e dei loro successori sardi. La sua presenza testimonia la profonda connessione dei popoli sardi con la natura e il ciclo della vita.